LA PRIMA VOLTA CHE SONO MORTA.

Mia madre ci ha sempre visto lungo anche se non é un medico. Aveva capito che non stavo avendo un infarto, un ictus o via dicendo.

In pochi secondi ha dovuto riflettere, prendere una decisione.

Da quel che ricordo mi caricó in macchina a forza e cominció a girare fino a che io non sono crollata.

Scelse di non portarmi in ospedale. Aveva paura che mi rinchiudessero nel reparto psichiatrico.

Il giorno seguente mi sono svegliata nel mio letto.

Ero PARALIZZATA.

Avevo le vertigini e non riuscivo nemmeno a muovere la testa.

Le tende erano tirate, tutto era buio. Sentivo parlare al di fuori della mia stanza.

Aveva chiamato il Dottor B, il suo medico di base. Il Dottor B aveva lavorato come minimo trent’anni in ospedale e aveva grandissima esperienza.

Lo ricordo con affetto, sempre umile e gentile.

Mi visitó e ricordo solamente che provó a spiegarmi quello che secondo lui era successo. Disse che il mio cervello in poche parole aveva avuto un collasso e che inviava al mio corpo dei sintomi non reali come la paralisi e le vertigini. Mi prescrisse un integratore specifico per il cervello.

Dopo qualche giorno peró la situazione non era cambiata. Mi portavano in bagno in braccio e iniziai a non mangiare più.

Ritornammo dallo psichiatra, il Dottor C, che mi prescrisse il mio primo vero psicofarmaco.

Un antidepressivo.

Ricordo come fosse ieri quella notte. Andai nel letto dei miei genitori cosicché mia madre potesse tenermi d’occhio durante la notte.

Fu un “viaggio”.

Mi ricordo che vidi lo spazio, stelle e pianeti e passai una delle nottate più strane della mia vita.

Dopo un mese di trattamento riuscii a rialzarmi, i primi giorni aiutata dalle stampelle perché ero molto provata. Ci volle molto per recuperare.

Con la morte nel cuore mi iscrissi ad una scuola per privatisti per poter prendere il diploma in tempo.

Ovviamente non studiai nulla. Mi preparai i due giorni prima dell’esame. La mia mente era di nuovo li, superai tutto con il massimo dei voti e mi diplomai.

I miei ricordi a questo punto si fanno sempre più sfocati.

Mi iscrissi all’università ma incominciai a vivere una vita completamente sregolata.

Alcool, droghe, sesso ed incidenti stradali.

Ho distrutto 3 auto nel giro di un anno e rischiato la vita molteplici volte. Ho guidato sotto effetto di sostanze stupefacenti quando ero ancora minorenne e i miei genitori subirono l’umiliazione di vedermi accompagnata a casa dai carabinieri.

Finii in cura dal Dottor G., era uno psichiatra, un uomo di successo, avvenente e sicuro di sé, al limite del narcisismo. Non mi ha guardato UNA VOLTA negli occhi nel suo studio mentre gli parlavo. Stava chinato a scrivere e si limitava ad imbottirmi di psicofarmaci.

Peccato che una notte mi sentii male con un nuovo farmaco. Finii al pronto soccorso, e ricordo che era estate. Non fecero NULLA, mi dissero di darmi una calmata e che il mio cuore era a posto quando così NON ERA.

Lo chiamammo il lunedì ma lui disse che non poteva aiutarmi perché doveva partire per le ferie e l’unica cosa che poteva fare era ricoverarmi in una clinica psichiatrica per trattamenti riabilitativi intensivi.

Così fece e li una parte di me morí definitivamente.

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