LA DIAGNOSI: QUELLA VERA

Non volevo e non potevo più aspettare. Avevo provato a seguire la Dottoressa del CSM che era davvero molto brava ma non aveva abbastanza tempo da dedicarmi. Smisi praticamente di mangiare e riuscii anche a perdere tutto il peso preso e rientrare in una taglia 40.

Decisi che non avevo scelta e chiesi di essere ricoverata in un’altra clinica di cui avevo sentito parlare. Temevo per la mia vita.

Io e i miei genitori tenemmo un colloquio con la Direttrice Sanitaria. Era una donna elegante e distinta, molto attraente e ispirava fiducia. La clinica, a differenza della prima, era suddivisa in vari reparti a seconda della “gravità” dei pazienti e delle loro diagnosi. All’epoca ricordo che me ne fecero una decina: depressione, disturbo dell’umore, disturbo istrionico della personalità e tante altre.

Io non ci credevo. Non rispondevo alle cure e aprendo il dsm almeno 10 volte al giorno non trovavo nessuna vera connessione con i miei sintomi. Volevo una VERA diagnosi. Mi disse che purtroppo il reparto “meno grave” era pieno e avrei dovuto aspettare. Le risposi che non potevo e facemmo un accordo. Lei mi avrebbe ricoverata, ma avrei dovuto “soggiornare” nel reparto più problematico e perché no anche pericoloso.

Accettai subito, non mi importava, non avevo più paura di niente se non di me stessa. Passó circa una settimana ed entrai.

Questa clinica era molto più nuova e soprattutto pulita. Mi assegnarono addirittura un Dottore che mi avrebbe seguita. Aspettai di conoscerlo.

A questo punto della storia entró in gioco il Dottor M. La prima volta che lo vidi ammetto che pensai che fosse troppo giovane per seguire il mio caso, ma con il passare del tempo mi sono dovuta ricredere. Avevamo dei colloqui costanti e per la prima volta conobbi uno psichiatra che mi ascoltava e addirittura mi guardava in faccia senza scrivere. Per me era una cosa completamente nuova. Gli raccontai di tutte le reazioni avverse avute con i farmaci e lui comprese le mie paure. Conquistó la mia fiducia e io iniziai la terapia che lui credeva giusta per me.

Era la prima volta che mi fidavo davvero di un Dottore. Ebbi delle crisi diverse volte e lui se era in turno mi riceveva e parlavamo. Ero felice nonostante il contesto. Ma poi felice non lo fui più quando il Dottor M. fece la sua diagnosi: Disturbo Borderline di personalità. Niente depressione o cazzate varie.

Ero B-O-R-D-E-R-L-I-N-E

Non avevo mai sentito questa parola in vita mia.

Lo traducevo letteralmente e mi chiedevo: “al confine di che? Tra normalità e pazzia? Ero dunque destinata ad impazzire?”

Lui mi spiegò di cosa si trattava ma non riesco a ricordare la conversazione. Tornata in camera aprii Google ed incominciai a fare ricerche. Non trovai NULLA di incoraggiante. Non esisteva una vera e propria cura, potevo solamente tenere i sintomi sotto controllo. Finalmente però ritrovavo me stessa nei punti elencati nel dsm.

Come avevo fatto a non accorgermene? E ora cosa sarebbe successo?

Avrei mai avuto una vita “normale”?

https://youtu.be/5anLPw0Efmo

These wounds won’t seem to heal, this pain is just too real

There’s just too much that time cannot erase.

“My Immortal” – Evanescence

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